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15/11/2019

Julie’s Haircut: la creatività è un silenzio elettrico

Julie’s Haircut: la creatività è un silenzio elettrico

La musica come puro atto creativo: abbiamo deciso di incontrare band e artisti per capire il loro personale approccio nella ricerca di nuovi sentieri per l'ispirazione. La prima tappa è con i Julie's Haircut.

La creatività è un movimento che cambia nel tempo. Lo sanno bene i Julie’s Haircut, una band che ha guardato l’irresistibile pop rumoroso degli esordi attraverso un caleidoscopio via via sempre più immaginifico. Il loro nono album, In The Silence Electric (Rocket Recordings), unisce quadrature ritmiche e lampi jazz, esplosioni di rumore e oasi metafisiche. Ne abbiamo parlato con Luca Giovanardi, voce e chitarra del sestetto.

Nick Cave ha detto: “L’ispirazione non è il fuoco sacro che scende dal cielo, ma un bisogno che va alimentato”. È così anche per voi?

No, anche se c’è un fondo di verità: soprattutto dopo una certa età l’ispirazione è una bestia che va stimolata, o tende ad essere pigra. A me piace molto lavorare su beat, field recordings, ogni tanto fare il demo di una nuova canzone. Sono esercizi solipsistici che - magari a distanza di anni - riprendo in mano perché mi capita il progetto adatto in cui inserirli: una colonna sonora, ad esempio. Come band, però, di solito non scriviamo nulla: suoniamo e da lì cerchiamo di estrapolare le idee.

Se doveste spiegare a qualcuno il vostro processo creativo, come lo raccontereste?

Di solito andiamo in studio per due o tre giorni, senza nessuna idea predefinita. Registriamo ore e ore di improvvisazioni dal vivo, lasciamo passare un po’ di tempo, poi apriamo queste sessioni e cerchiamo i momenti che più ci entusiasmano. Su questi inizia un lavoro di editing e sovraincisioni fino ad arrivare ad avere una canzone. Per In The Silence Electric abbiamo recuperato anche un metodo di scrittura più tradizionale.

Quali sono per voi le condizioni ideali per comporre?

È difficile dirlo: quando basi tutto sulla spontaneità del momento puoi solo pregare di ingranare il giorno giusto. Ci sono giornate da cui può venire fuori un triplo album bellissimo, altre da cui non si cava un ragno dal buco.

Vi immaginiamo consumatori onnivori di musiche, libri e di arte nell’accezione più varia del termine: cosa c’è dietro all’immaginario del vostro ultimo disco? 

Ci sono venticinque anni di consumi artistici: la nostra personalità è ormai figlia di un tale coacervo di influenze che è davvero impossibile scinderle.

Qual è la vostra ultima fissazione, in termini di suono? E come lo avete incontrato?

Per questo album abbiamo usato parecchio il Data Corrupter, un pedale della EarthQuake Devices. È un bit-reducer particolarmente evoluto: credo sia stato pensato per la chitarra, ma noi ovviamente lo abbiamo usato su tutto tranne che le chitarre.

Manuali di istruzione lasciati da parte, spontaneità, menti libere, piedi saldamente appoggiati su un terreno ricco di stimoli: per i Julie’s Haircut, anche questo è creatività.

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